Quante volte ci siamo detti, dopo aver parlato con qualcuno, questa è una persona calda o una persona piuttosto fredda. Sarà capitato perché sono degli aggettivi che usiamo per definire il “calore” di una conversazione.
Elementi fondamentali anche quando parliamo in pubblico, perché il pubblico si farà un parere su di noi sulla base di questo elemento.
E non sono io a dirlo ma lo conferma una ricerca dell’Università di Princeton, in cui i ricercatori hanno stabilito che l’80% dei giudizi sociali si basano su due elementi: calore e competenza. Uno quasi in equilibrio con l’altro.
Quindi noi giudichiamo una persona in base al calore che trasmette e la competenza. Questo significa che quando stiamo comunicando avremo dei modi di fare che potrebbero sembrare più calorosi oppure freddi.
Si tratta della classica situazione in cui ci concentriamo su una presentazione perfetta e impeccabile, dimenticandoci quasi della relazione col pubblico. Stiamo attenti ad ogni parola, evitando ogni sbavatura e poi invece, la percezione di chi ci ascolta è quella di una “fredda macchina” invece di un essere umano.
Alle persone piace relazionarsi con altri umani. Ad esempio, se sbagliamo, ammettiamo l’errore. Lasciamoci travolgere dalle emozioni. Putroppo dimentichiamo il calore umano a favore di un perfezionismo inutile.
Perché la ricetta che ci suggerisce lo studio di Princeton è basato tra competenza e calore. E nel calore ci sono anche i normali errori umani. Come suggerirebbe anche un vecchio proverbio: “Tutti commettono errori. È per questo che c’è una gomma per ogni matita”.
Giuseppe Franco
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