Il re del blues B. B. King cosa ha da insegnarci nel public speaking?
Intanto è curioso sottolineare che il genere blues è stato soprannominato in italia “musica stonata”. Perché andava contro quelli che erano i canoni di altri generi musicali che “imponevano” un’armonia classica.
Mi scuseranno gli esperti di Blues per la semplificazione.
Però l’idea di uno stile tutto suo e con delle modalità uniche mi piace. Riporta il pensiero a tutte quelle volte che tendiamo ad uniformarci a quello che fanno gli altri, invece potremmo emergere con uno stile nostro e personale.
Cosi è successo per il blues, certo bisogna sempre studiare, applicarsi con metodo però l’idea di un proprio stile è sicuramente efficace.
Per quanto riguarda invece B.B King e il suo modo di esibirsi, abbiamo sicuramente una lezione da apprendere quando stiamo comunicando davanti al pubblico: il silenzio. Sull’uso del silenzio di cui sicuramente troverai tanti altri miei articoli, nel caso di B.B. King è da considerarsi quasi un elemento del suo stile da musicista e cantante.
Il re del blues, come è stato definito da molti, si soffermava con una pausa e osservava il pubblico. Metteva a tacere lo strumento per dare la possibilità di rendere più completa la sua esibizione. Come dovremmo fare noi quando parliamo in pubblico.
Spesso cerchiamo di coprire il silenzio con riempitivi come “uhm” “ehm” perché ci sentiamo quasi obbligati ad occupare quello spazio, per noi vuoto. Però come B. B. King metteva a tacere lo strumento, anche noi dovremmo dare spazio al silenzio per completare in messaggio.
Generalmente succedono due cose quando lo facciamo:
La prima riguarda la comprensione di quello che stiamo dicendo a chi ci ascolta, perché dobbiamo dare il tempo di far elaborare il messaggio a chi ci ascolta.
La seconda è utile per noi, soprattutto se vogliamo acquisire più sicurezza. Perché imporci un secondo di silenzio, senza andare di fretta, dimostra controllo e sviluppo dell’intelligenza emotiva perché teniamo a bada le nostre emozioni.
E ora, vai col blues! 🙂
Giuseppe Franco
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