Esiste un segreto per essere chiari, semplici e precisi quando si parla? Questa è la domanda che mi è stata posta e che non ha una risposta precisa, perché non esiste un segreto o una bacchetta magica.
Bisogna esercitarsi continuamente e seguire un metodo per parlare in pubblico. Ci sono però dei modi per partire col piede giusto ed evitare quello che definisco: “La maledizione del linguaggio”.
Maledizione in senso buono, perché parlo di tutto lo studio dedicato alla conoscenza di una lingua o una disciplina. Quello che in genere dovrebbe fare uno studente con il suo metodo di studio.
Tuttavia ci sono dei limiti che ci creiamo per evitare la semplicità. Siccome abbiamo imparato dei vocaboli nuovi e di settore (pensa ai settori tecnici o scientifici), non vediamo l’ora di usare quei termini quando parliamo in pubblico.
Ed è proprio in quel momento che nascono i problemi.
Noi dovremmo pensare e scrivere il discorso pubblico facendo esattamente l’inverso. Mettere da parte quei termini e semplificare tutto. Inutile poi lamentarsi perché le persone non ti ascoltano.
Un errore che riguarda anche molti politici, usano termini complessi e giri di parole e poi si lamentano di perdere il consenso.
Usare termini complessi non significa necessariamente essere delle persone colte. Per niente. La spocchia linguistica è una masturbazione della propria conoscenza senza che l’altro ne sappia nulla (perdona il paragone :-)).
I migliori professori che ho avuto all’università sono stati quelli che mi hanno trasmesso concetti complessi con parole comuni.
Ricordo un professore di economia e marketing, durante il master, che per parlare di workflow (termine tecnico) di un’azienda è partito da un carrello del supermercato e di una signora alla cassa.
La maledizione del linguaggio è l’assurda ricerca di termini complessi per atteggiarsi a persone colte.
Molte volte non lo facciamo volontariamente, è perché nel nostro percorso di studio o di ricerca ci hanno ubriacato di terminologie che sono poco utili quando comunichiamo.
L’esercizio da fare è semplificare, semplificare, semplificare. Riguardare il discorso o la lezione (nel caso facessimo formazione) e sostituire tutti quei termini complessi con parole comprensibili ad un bambino.
Anche quando abbiamo un pubblico di adulti e stra-laureati. Pur avendo la capacità di capirti, dovranno “consumare più energia” per ascoltarti.
Si stancheranno subito e penseranno ad altro. Se sei un politico che parla in un talk show, cambieranno canale perché si sono rotti i coyotes (tranne che non siano tuoi tifosi, in quel caso il discorso non vale).
Oltre ad esercitarsi continuamente, non esiste un vero segreto. Se non quello di controllare la maledizione del linguaggio che riguarda chiunque nel suo settore.
Giuseppe Franco
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