Il fattore noia è uno degli spauracchi peggiori per chi parla in pubblico o comunica in generale. A nessuno piace essere noiosi ed è altrettanto vero che dobbiamo fare pace con noi stessi perché a qualcuno non piaceremo mai. Anche io ho impiegato un po’ a capirlo.
Ci sono comunque alcune cose che possiamo evitare per risultare meno noiosi. Quello più noto è cercare di utilizzare bene la comunicazione paraverbale, come potrebbe essere il tono della voce, la velocità delle parole, l’intenzione, le pause e tutte quelle cose lì 🙂
Però c’è un altro elemento poco considerato che è la gestione del flusso (come lo definisco io) quando stiamo comunicando davanti ad un pubblico con cui possiamo interagire.
L’errore più comune è parlare a ripetizione, ripetere a poesia quello che hai imparato. Per non parlare poi delle volte in cui diamo le spalle al pubblico per venerare le nostre slide come se fossero il Sacro Graal :).
Ponendo il caso che il discorso sia stato ben scritto, non deve rimanere l’unico elemento da tenere in considerazione e dimenticarsi del pubblico. Il nostro flusso di parole continuo diventerà noioso prima o poi, per quanto possiamo essere bravi ad attenuare con il timbro o la variabilità vocale.
Ci saranno ascoltatori che non hanno capito qualcosa di quello che dici, per cui dopo un po hanno smesso di ascoltarti. Oppure chi si allontana con la mente perché non si sente coinvolto.
Quello che dovremmo fare, è porre delle domande. Anche semplici ma è un utile feedback per far capire alle persone che non hanno davanti un robottino telecomandato ma un essere umano.
Potremmo porre delle semplici domande come “Questo punto devo chiarirlo meglio?” oppure “che dite se faccio un altro esempio su questo?” o qualsiasi altra domanda relativa al contesto in cui ti trovi.
Cosi facendo interrompi il flusso di parole, cambi registro comunicativo e con metodo interagisci con le persone che non si sentiranno semplici spettatori.
Se non sai quali domande fare è normale, perché molto volte dovremmo pensarci nella fase di preparazione del discorso, perché poi la noia sarà subito dopo l’angolo.
Giuseppe Franco
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