Trump vs Clinton: sbagliare è umano, trattenersi è diabolico. Trattenere cosa? La rabbia ad esempio. Aspetta! Prima di pensare “Che cosa stai dicendo Willis?” ti tranquillizzo subito: anche io credo sia necessario mantenersi calmi per evitare errori o gaffe in pubblico (Foto: RBC Network).
Pensa, me lo diceva anche la suora alla scuola materna, quando mi incavolavo per un “incastro mancato” dei mattoncini Lego :). Però, un conto è rimanere calmi, altra cosa è controllare ogni emozione, credendo o cercando di essere perfetti. E tra poco scoprirai perché le emozioni hanno influenzato la sfida politica tra Donald Trump e Hillary Clinton.
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Trump vs Clinton: la comunicazione.
Partiamo dall’inizio o dalla fine, dipende dai punti di vista. Donald Trump, il 45° presidente degli Stati Uniti, ha vinto la battaglia elettorale soprattutto dal punto di vista comunicativo. Si è dimostrato molto abile nella retorica, esperto conoscitore dei media e della cultura americana. Pratico con i social network e veloce (a limite del rischio) nell’interpretare le notizie. E non sono solo io a dirlo, a tal proposito ti consiglio di leggere anche queste preziose analisi realizzate da studiosi ed esperti riguardo la comunicazione di Donald Trump:
- Perché la comunicazione di Trump può funzionare ovunque – Dino Amenduni
- I barbatrucchi retorici di Trump per vincere i dibattiti – Marco Montemagno
- Marketing Politico ed elettorale: le strategie di Trump – Marco Venturini
- Cultura americana e comunicazione azzeccata – Giovanni Maddalena
- Il Marketing di Trump vince contro la pubblicità della Clinton – Davide Dal Maso
- L’approccio di Donald Trump a Twitter – Nicola Bonaccini
Trump vs Clinton: l’ansia del dibattito
La vittoria di Trump nei confronti della sfidante Hillary Clinton, mi ha portato nuovamente a riflettere sull’importanza delle emozioni quando parliamo in pubblico. Un concetto che sfugge spesso a chi ha paura, poiché cerca sempre di trovare il modo per nascondere qualsiasi forma di imbarazzo e nervosismo. O peggio: ricerca la perfezione col forte rischio di perdere la propria autenticità.
Hey Giuseppe, che cosa c’entra questo con Trump e Clinton?
Fermo lì… evita di fraintendermi. Non è l’emozione che ti fa diventare presidente degli Stati Uniti, ma ti può aiutare. Infatti, la rabbia di Trump ha battuto l’apparente calma di Hillary Clinton durante i dibattiti pubblici. Bisogna comunque precisare che nel gestire l’ansia del dibattito c’è stato un eccesso da entrambe le parti:
- Donald Trump doveva cercare di contenere la rabbia, perché alcune volte dava l’impressione di non conoscere gli argomenti o di nascondere qualcosa.
- Hillary Clinton doveva agire al contrario, superare quell’aria fredda e distaccata, a causa di un controllo – forse eccessivo – delle emozioni.
Compito non facile per Hillary Clinton, perché è cresciuta diversamente, come lei stessa ha dichiarato su vox.com, in cui spiega come e perché ha imparato a trattenere le emozioni.
La squadra di esperti, a fianco di Hillary, ha tentato di aiutarla a migliorare questo aspetto, coinvolgendo il marito. Parlo del momento in cui il marito Bill ha raccontato della loro storia d’amore e di quando si sono conosciuti.
“Capelli biondi, la gonna bianca a fiori, la personalità magnetica…”. Sono le parole di Bill Clinton durante la convention democratica e riportate dal New York Times.
Il tentativo di attirare con la storia d’amore è caduto in poco tempo, perché non è apparso autentico. Tenendo conto del fatto che la signora Clinton non è stato l’unico oggetto del desiderio sessuale del marito. Diciamo che la storia non ha dato proprio l’idea di romanticismo o di cuori sigillati da un lucchetto di Ponte Milvio. Insomma, non è stata una scelta da comunicatori brillanti.
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Trump vs Clinton: le emozioni
Dagli esperti di Hillary, passiamo agli ex funzionari della sicurezza nazionale. Cinquanta per l’esattezza. Stiamo parlando di uomini con la U maiuscola, che hanno servito ad alti livelli Richard Nixon a George W. Bush, mica Giletti all’Arena (con tutto il rispetto per Massimo).
In breve, questi signori hanno pubblicato una lettera dicendo che non avrebbero votato il candidato presidenziale del loro partito, Donald Trump. Il motivo: “un Presidente deve essere disciplinato, controllare le emozioni e agire solo dopo un’attenta riflessione”.
Le ultime parole famose verrebbe da dire, perché…
Trump non ha controllato le emozioni ed ha usato bene – seppur a suo modo – l’intelligenza emotiva da leader per guidare e coinvolgere i suoi “seguaci”. Anche se i suoi detrattori, al sol pensiero di abbinare intelligenza a Trump hanno problemi di orticaria…
Giuseppe, hai bevuto? No, sono astemio.
Allora spiegami… ok 😉
Trump ha usato l’emozione “rabbia” contro il nemico. Come funziona?
Noi tutti sappiamo che gli elettori arrabbiati e stufi si trovano sempre, di qualsiasi partito politico. Facile che succeda, anche dopo 8 anni di governo con Obama. Mi stai seguendo? Ok.
A questo punto, uno dei modi per ottenere sostegno emotivo come leader è schierarsi, trovare un nemico comune al tuo “pubblico” e combatterlo per loro (ad esempio gli immigrati…). Trump ha identificato cosa non piaceva ad una parte di americani (potremmo dire alla maggioranza visto come sono andati i risultati) e lo ha combattuto con rabbia, senza paura di sbagliare o di alzare polveroni mediatici con attacchi “fuori-luogo”.
Ha usato anche altre leve sull’emozione per intenderci, ma la rabbia è stata quasi una costante. Ha identificato i nemici e questi sono importanti perché hanno aumentato il coinvolgimento a livello emotivo.
Trump vs Clinton: attacco al nemico
Trova il punto debole, attacca ed elimina il nemico. Regola non cosi moderna come vorrebbero farci credere, ma esiste dai tempi de L’arte della guerra. E così è stato. Trump umiliava l’avversario senza pietà. La rabbia che lui personificava, si è identificata con la rabbia di molti americani scontenti (ecco l’intelligenza emotiva).
A differenza di quello che è successo con Hillary Clinton che si è sempre dimostrata più posata e controllata nel modo di comunicare. E quelle poche volte che il suo viso ha fatto vedere qualcosa in più, era comunque “soffocata” dal tono o dagli “errori” di Trump.
Ma… se ti fai vedere autentico, con le tue emozioni, errori o gaffe sei umano. Non appari freddo e distaccato. E questo non mette il pubblico che ti ascolta sulla difensiva. Anzi, sembrerai più trasparente, leale, affidabile e coerente (per assurdo: anche se la coerenza è qualcosa di poco etico o sano).
Quindi, la domanda è: il nervosismo in pubblico è dannoso?
Dipende. Un po ‘di ansia è utile. Si ottiene maggiore adrenalina che può aiutarti. Come hai potuto capire nel caso di Trump, gli errori e le gaffe portati avanti con rabbia, lo hanno reso più umano e soprattutto vicino al suo pubblico.
Sia chiaro, questo non significa che tu debba arrabbiarti o urlare in pubblico, anzi sembreresti ridicolo. Pensa a tutti quei personaggi televisivi che scimmiottano il modo di fare di Vittorio Sgarbi ed iniziano ad urlare a caso: ridicoli. Anzi capre! 🙂
Il punto è un altro: contenere le emozioni come la paura o cercare di essere perfetti, ti allontana dal pubblico invece di avvicinarti. Se commetti un errore ed hai davanti una platea, ammetti l’errore invece di nasconderti. Altrimenti sembrerai freddo, distante e privo di emozioni. E perdi le presidenziali.
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Giuseppe Franco
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